
La Biblioteca Classense conserva una pregevole collezione artistica costituita nel corso del tempo a partire dal nucleo originario delle opere d’arte commissionate dai padri camaldolesi: alla loro sensibilità per l’arte si devono molti dei capolavori classensi attribuibili ad alcuni tra i migliori artisti romagnoli tra Cinquecento e Settecento, da Francesco Zaganelli a Luca Longhi, a Cesare Pronti, ai Barbiani, a Francesco Mancini, le cui opere sono distribuite negli ambienti più prestigiosi della biblioteca, ne sottolineano l’aspetto monumentale e testimoniano i momenti più alti della produzione artistica locale.
Al collezionismo camaldolese si deve anche la raccolta numismatica, sebbene modificata rispetto alla consistenza originaria, per l’introduzione di raccolte successive e per il trasferimento della maggior parte dei pezzi al Museo Nazionale di Ravenna.
Dopo il 1803, anno che segna la trasformazione dell’abbazia in biblioteca pubblica, acquisizioni da altri monasteri cittadini, acquisti e donazioni incrementano non solo il patrimonio librario ma anche quello storico-artistico: di provenienza ignota ma certamente religiosa, è la preziosa tavola del primo Cinquecento che raffigura La Madonna col Bambino e i santi Cristoforo e Gerolamo, ora esposta nel Corridoio Grande della biblioteca; dalla quadreria Spreti giungono dipinti di Arcangelo Resani e di Cesare Pronti.
Tra le acquisizioni novecentesche, il bel ritratto del critico letterario Giuseppe Lesca, realizzato dal pittore Edgardo Saporetti (1868-1909), e la Battaglia del Risorgimento italiano, opera di Giulio Ruffini (1921-2011).
Mariano Rossi, La Fama chiama la Virtù al tempio della Gloria, 1779