
La Sala Dantesca, in origine refettorio del monastero classense, ha subito nel tempo restauri e cambi di destinazione d’uso: al 1921, quando fu adibita a sala per le letture dantesche, risale l’attuale intitolazione. L’ingresso è preceduto da un vestibolo, anch’esso rimodernato più volte, nel quale trovano posto due grandi lavabi marmorei e, entro nicchie, le statuette raffiguranti san Romualdo e san Benedetto. Il portale, ornato da telamoni di gusto tardocinquecentesco, è sormontato dal simbolo dell’Ordine Camaldolese, composto da un calice affiancato da due colombe; la porta lignea, anch’essa databile alla fine del XVI secolo, è decorata con episodi relativi alla vita del profeta Daniele ed introduce all’interno dell’antico refettorio. La grande aula fu realizzata per volontà dell’abate Pietro Bagnoli (fl. 1559-1592), committente anche del dipinto sulla parete di fondo, Le nozze di Cana (1580), opera dei ravennati Luca (1507-1580) e Francesco (1544-1618) Longhi: il dipinto rappresenta uno spaccato della società ravennate dell’epoca per la rappresentazione di abiti, cibi, suppellettili e personaggi famosi, tra i quali spicca Barbara, figlia di Luca Longhi e pittrice lei stessa, ritratta nella figura femminile che si volge verso gli spettatori; alla bottega dei Longhi si deve anche l’affresco con Il Sogno di Romualdo, dipinto sul soffitto tra putti, grottesche e stemmi.
