L’ANTICA LIBRERIA CAMALDOLESE

Francesco Mancini
Trionfo della Divina Sapienza, inizio sec. XVIII

La biblioteca monumentale, oggi denominata Aula Magna, corrisponde all’antica libreria monastica progettata dall’architetto e monaco camaldolese Giuseppe Antonio Soratini (1682-1762) e promossa dall’abate cremonese Pietro Canneti (1659-1730), erudito ed esperto bibliofilo, artefice assoluto di questo prestigioso spazio tra il 1707 e il 1714. Con i suoi acquisti di manoscritti e di opere a stampa Canneti trasformò una modesta raccolta libraria in una grande e moderna realtà bibliografica, specchio di una comunità straordinariamente attiva nella realtà culturale del tempo.

L’elegante vestibolo, realizzato tra il 1714 e il 1717 su progetto di Soratini, poi rivisto tra il 1777 e il 1778 dal ravennate Camillo Morigia (1743-1795), architetto della Tomba di Dante, ospita, tra gli altri, il monumento in memoria del monaco e matematico Guido Grandi (1671-1742) e, al centro, il ritratto di Pietro Canneti,realizzato nel 1714. Entrando in Aula Magna si viene colpiti dall’eleganza dell’architettura e dalla ricercatezza delle decorazioni, che la rendono un gioiello fra le biblioteche barocche.

La sala è riccamente ornata dagli stucchi dello scultore Antonio Martinetti (1675- 1730) e dai dipinti di Francesco Mancini (1679-1758) che realizzò l’affresco del soffitto, il Trionfo della Divina Sapienza sullo scisma, l’eresia e l’ignoranza, riconoscibili nelle figure cacciate e in caduta dal cielo, e le due grandi pitture ad olio sui lati corti. Notevoli le boiserie a doppio ordine, opera dell’intagliatore e monaco Fausto Pellicciotti (ca. 1670-1730), sopra le quali si trovano ritratti di camaldolesi illustri, clipei con le insegne delle accademie ravennati e quattro grandi statue in stucco tra cui quella del fondatore dell’Ordine, il ravennate san Romualdo.

L’Aula Magna, attualmente sede di attività espositive promosse dalla biblioteca, ospita i due grandi globi, l’uno terrestre e l’altro celeste, che il cartografo veneziano Vincenzo Coronelli (1650-1718) donò alla città di Ravenna dopo il 1692. Tra il 1764 e il 1782, tre nuove sale furono costruite sul piano sopraelevato, in successione l’una con l’altra. Le sale delle Scienze, delle Arti e dei Santi Padri, opera dell’architetto Camillo Morigia, sono ornate di scaffali e stucchi; nella prima, che conserva il fondo librario e alcuni strumenti di lavoro che l’architetto Morigia lasciò ai monaci alla sua morte, si ritrovano stucchi e ritratti di camaldolesi illustri e il dipinto sul soffitto del pittore Mariano Rossi (1731-1807) raffigurante La Fama chiama la Virtù al tempio della Gloria.

Un’ultima fase costruttiva, terminata nel 1797, portò alla realizzazione di ulteriori otto sale che ospitano le raccolte bibliografiche ravennati di provenienza monastica e le collezioni librarie private.

Aula Magna, sec. XVIII

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